Rabbini

21 Tammuz 5784

Yosèf Shallìt Richetti

Rabbì Yosèf Shallìt Richetti, Rabbino italiano del diciassettesimo secolo. Nasce a Venezia, dove iniziò gli studi di Torah e Kabbalà, probabilmente nel circolo degli allievi di Rabbì Moshè Zacuto. Ancora giovane, si recò a studiare a Tzefàt (Safed), in Israele, ma – come ricorda lui stesso in una sua lettera – le sue misere condizioni economiche lo costrinsero a rientrare in patria. Dopo essersi dedicato al lavoro di scriba, di disegnatore e di correttore di bozze, fu chiamato a reggere la cattedra di Rabbino e predicatore a Verona, ma vi rimase per poco tempo, lasciando come successore suo figlio Avrahàm, e tornò a Venezia al seguito del Zacuto.

Sempre al suo seguito, si spostò a Mantova, dove continuò a collaborare con lui e poi con Rabbì Avrahàm Rovigo. Questi lo incaricò di accompagnare l’emissario da Israele Rabbì Binyamìn Levi nelle varie Comunità; nonostante il Levi non fosse rimasto entusiasta della sua opera, egli stesso richiese la sua collaborazione in un suo secondo viaggio in Italia nel 1713, chiedendo che lo raggiungesse a Livorno, ma benché si sappia che era partito da Mantova, non giunse mai a Livorno e se ne persero le tracce.

Pubblicò a Verona il libro “Chibbùr Ma‘assiyòt”, una raccolta di aneddoti talmudici, ed a Mantova, nel 1676, il suo “Chokhmàt Ha-Mishkàn”, nel quale per primo utilizza il Midràsh Ha-Gadòl, raccolto da Rabbì Davìd ben ‘Amràm di Aden. Nella seconda edizione di questo libro, in appendice si trova la sua prima composizione, “Tzuràt Ha-Bàyit u-Tkhunatò we-Tzuràt Èretz Israel”, accompagnata dai suoi disegni che riproducono la posizione dei più importanti monumenti religiosi in terra d’Israele.

La sua impostazione mistica, benché da alcuni avversata come sospetta di sabbatianesimo, venne invece difesa strenuamente da Rabbì ‘Immanu’èl Chay Ricchi, che si proclamò suo discepolo.

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