Rabbini

2 Heshvan 5785

Bologna

Primi insediamenti nel III e IV secolo
Abbiamo notizie dei primi insediamenti ebraici a Bologna nel III e IV secolo E.V. Da un discorso pronunciato a Firenze nel 393 da Ambrogio, vescovo di Milano, risulterebbe infatti il ritrovamento delle spoglie mortali di Vitale ed Agricola in judeorum solo (cimitero ebraica di Bonomia) in zona Terresotto di San Vitale.
L’esistenza degli ebrei bolognesi fu ricca ma tormentata come quella di tutte le città; inoltre si presenta notevolmente oscura per mancanza di documenti. Rientrati nella città in un anno imprecisato dopo la presunta cacciata del 1171, gli ebrei godettero di un lungo periodo di tregua fino a che, nel 1366, come raccontano certe cronache bolognesi, non furono rinchiusi in un quartiere a parte. Alla fine del secolo li troviamo nuovamente sparpagliati per la città e per il contado, possessori di beni e di case, di cui una trasformata nella più bella sinagoga del tempo. Le poche notizie ritrovate lasciano poi intuire un raggruppamento che fu tra i più eminenti dell’ebraismo italiano fra il Quattro e il Cinquecento.

Sviluppi nel Quattro e Cinquecento

Le prime testimonianze documentate sugli ebrei a Bologna risalgono comunque al XIV secolo. La presenza ebraica in città in questo periodo è strettamente legata (come confermano le fonti) ad una corrente migratoria proveniente da Roma e dall’Italia centro settentrionale. La comunità era formata in prevalenza da nuclei di prestatori che spesso, nel loro peregrinare da un luogo all’altro, venivano chiamati o invitati da governi locali per svolgere la loro opera.
Non è però il caso di Gaio Finzi che al momento risulta essere il primo ebreo ad essersi stabilito in città nel 1353; Gaio Finzi “Judeos de Roma” è infatti segnalato dalle fonti, come strazzario, cioè rivenditore di roba usata.
La sua attività era comune a quella praticata da tante altre famiglie che ben presto approdarono a Bologna, attività che fu quindi considerata professione a tutti gli effetti tanto da essere inserita all’interno di una corporazione il quale nome era : Corporazione dei Drappieri – Strazzaroli – Pegolotti – Vacanti e Giudei.
I vari nuclei familiari, attestati dalla seconda metà del XV secolo, risultano provenienti da Fabriano, Pesaro, Orvieto, Perugia, Macerata e Rimini. Erano dislocati soprattutto nella zona di Porta Ravegnana, Piazza della Mercanzia e Via S. Stefano. Inoltre al commercio dell’usato svolgevano svariate attività, fra cui la già citata attività di prestito, contribuendo così allo sviluppo sociale ed economico della città.
Nella prima metà del XV secolo, Bologna, governata prima dai Pepoli poi dai Bentivogli, già famosa per la presenza dello Studio (l’Università), era forse considerato un centro ebraico importante tanto da essere sede nel 1416 di un congresso di rabbini italiani per concordare una supplica da sottoporre a Papa Martino V. Nel 1417 fu imposto il segno di riconoscimento: una rotella gialla (poi rossa) per gli uomini, un velo giallo (poi rosso) per le donne.
E’ del 1460 la documentazione inerente la presenza di una sinagoga, situata in Cappella S. Bartolomeo (oggi Via S. Vitale 18), nell’abitazione di un certo Jacob di Ancona. Un’altra era presente, nei decenni successivi a cavallo del XVI secolo, in Piazza S. Stefano presso la famiglia Sforno, di provenienza romana. A questa famiglia apparteneva Obadià Sforno (1475-1550), filosofo esegeta della Bibbia, rabbino, filologo e medico, autore dell’opera in ebraico Or amim, tradotto in latino nel 1548 col titolo Lumen Gentium. Organizzò e diresse a Bologna una scuola di studi talmudici (vedere “Il curriculum di studi di un allievo ebreo del ‘500″).
Già alla fine del XV secolo l’attività culturale era molto elevata, tanto più che fra il 1477 e il 1482 furono aperte tipografie ebraiche attive fino alla metà del XVI.
Intensi furono i rapporti con lo Studio bolognese. Molti infatti furono gli studenti ebrei laureati in medicina fra ‘4 e 500, e molti anche i docenti chiamati a ricoprire cattedre. Jacov Mantino insegnò medicina su richiesta di Papa Clemente VII. Fra i personaggi di spicco figurano anche Azarià De Rossi e Shemuel Archivolti.
Nel 1488 l’Università di Bologna istituiva una cattedra di ebraico; è probabile ma le fonti non sono ancora chiare, che il docente fosse, se non ebreo, perlomeno appartenente ad una famiglia ebraica.
Risalgono a questo periodo un’edizione della Torà e alcuni incunaboli di Yosef Montero da Ventura e di Abraham ben Haim de Tintori da Pesaro. Altre stamperie ebraiche furono attive in zona S. Nicolò degli Albari.
Fra i testi di preghiera stampati da una società ebraica, il famoso mahazor di Bologna, un testo di preghiere.

 

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