Rabbini

21 Tammuz 5784

Azaryà Figo

Rabbì  Azaryà Figo,fu uno dei più eminenti Rabbini d’Italia tra il sedicesimo ed il diciassettesimo secolo. Si distinse in modo particolare come Posèk e come oratore. Nacque a Venezia nel 1579 in una famiglia di Rabbini. Suo padre gli insegnò Torà, ma si preoccupò anche di fargli acquisire una ampia istruzione generale. Azaryà frequentò anche l’università di Venezia, ma giunse a concludere che gli studi non ebraici costituiscono una perdita di tempo rispetto a quelli ebraici, più importanti e fondanti. Nel 1607 fu chiamato come Rabbino a Pisa, dove visse una ventina d’anni e dove cominciò a scrivere il suo testo halakhico più importante, il “Ghiddulè Terumà”, che compose in condizioni difficilissime: a seguito del rogo del Talmùd del 1554, era difficilissimo reperirne copie, ed egli aveva quindi a disposizione solo tre trattati: “Bavà’ Qamà’”, “Shevuòt” e “Nazìr”. Nel 1627 tornò a Venezia come Rabbino predicatore presso la Nazione Spagnola. Lì completò il suo libro e lo pubblicò nel 1643. Le sue prediche veneziane, che attiravano folle di seguaci, furono poi raccolte nel libro “Binà le-Ittìm”, che ne comprende settantacinque. Alcuni suoi responsi furono pubblicati nel “Be’èr Shéva‘” di Rabbì Issakhàr Ber Eilenburg (Venezia 1614).

Morì a Rovigo, dove si era recato per tentare di sedare gli animi a seguito della discussione in merito al Mikwè di quella città, l’1 Adàr I 5407 (1647).

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