Rabbini

21 Tammuz 5784

Avrahàm Farizol

Rabbì Avrahàm Farizol, benché sia nato ad Avignone in Provenza (nel 1451), questo studioso, geografo e commentatore può essere annoverato fra i Maestri italiani, perché fin da giovane si trasferì in Italia. Lo troviamo già nel 1469 a Mantova e nel 1473 a Ferrara, dove poi si fermò per tutta la vita. Fu una personalità centrale nel mondo della sapienza e della scienza. A quei tempi Ferrara, sotto dominio estense, giunse all’apice del suo sviluppo non solo economico, ma anche culturale. La città era piena di studiosi, di scrittori e di artisti, e parallelamente anche la Comunità ebraica fu un centro di Maestri, di poeti e di studiosi. Fra questi la figura di Rav Farizol fu di particolare spicco. Nonostante la giovane età, si fece conoscere come sapiente fino dal suo arrivo a Ferrara. Era in rapporti di corrispondenza e di amicizia con Yehudà Messer Leon e con Elia Del Medigo, che erano i maggiori luminari dell’Italia ebraica del quindicesimo secolo. Le dispute teologiche dell’epoca nulla avevano a che vedere con quelle medievali: non miravano più a sconfiggere l’avversario e portarlo all’apostasia, bensì erano uno strumento per un approfondimento culturale. Di queste dispute se ne tennero diverse alla corte estense, e spesso fu il Farizol a rappresentare l’Ebraismo. Il prodotto letterario che ne scaturì fu il libro “Maghèn Avrahàm”, tuttora manoscritto, che presenta il punto di vista dell’Ebraismo sulla Creazione, sull’eternità della Torah e sulla questione messianica. Vi si possono notare tendenze apologetiche nei confronti degli Ebrei del tempo, con particolare riferimento all’attività feneratizia, e critiche al Cristianesimo ed all’Islam.

Nell’ambito dell’esegesi biblica ci sono pervenute tre sue opere: un breve commento alla Torah dal titolo “Pirché Shoshannìm” (manoscritto), un commento a Giobbe ed uno a Qohélet. Il commento a Giobbe fu pubblicato nelle “Miqra’òth Ghedolòt” edite a Venezia nel 1517-19, mentre il commento a Qohéleth fu pubblicato molto tempo dopo, dalla società “Meqitzè Nirdamìm”. L’ultimo libro del Farizol è la “Igghéret Orchòt ‘Olàm” (Venezia 1587), composta poco prima della sua morte. È un’opera di cosmografia di particolare importanza perché è la prima testimonianza in ebraico delle scoperte di Cristoforo Colombo e dei suoi successori, e da essa i lettori ebrei trassero le prime notizie in merito al nuovo mondo. Il libro fu pubblicato in varie edizioni e perfino tradotto in latino.

È ignota la data esatta della sua morte, ma si sa che è avvenuta a Ferrara dopo il 1525.

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