Rabbini

12 Nisan 5784

Yehudà ben Eli’èzer Halevì Mintz

(ca. 1405-1508) Rabbì Yehudà Mintz, benché nato in Germania, fu uno dei maggiori esponenti dell’ebraismo italiano a cavallo tra XV e XVI secolo. Era zio di r. Moshè Mintz, tra i cui responsi raccolti nello Shut Maharàm Mintz compaiono diverse sue risposte a lettere del nipote. Si stabilì a Padova, dove tenne il rabbinato per quarantasette anni continuativi. A Padova fondò una yeshivà che accolse numerosi allievi, fra i quali suo figlio Avrahàm ed il genero di suo figlio r. Meìr Katzenellenbogen (il Maharàm di Padova), che continuarono la sua opera dopo di lui. (Corretto da Kikar)

Rabbì Yehudà Mintz, benché nato in Germania, fu uno dei maggiori esponenti dell’Ebraismo italiano a cavallo tra quindicesimo e sedicesimo secolo. Era zio di Rabbì Moshè Mintz, tra i cui responsi raccolti nello “Sh.U-Th. Ma.Ha.Ra.M. Mintz” compaiono diverse sue risposte a lettere del nipote. Si stabilì a Padova, dove tenne il Rabbinato per quarantasette anni continuativi. A Padova fondò una Yeshivà che accolse numerosi allievi, fra i quali suo figlio Avraham ed il genero di suo figlio Rabbì Me’ìr Katzenellenbogen (il Ma.Ha.Ra.M. di Padova), che continuarono la sua opera dopo di lui.

Fu tra i più famosi Rabbini del suo tempo, celebrato dai Maestri suoi contemporanei e da quelli delle generazioni successive. Era esperto in filosofia, docente e ricercatore all’università di Padova; suoi allievi furono i più nobili padovani cristiani.

Visse molto a lungo; ancora all’età di cento anni era attivo e vigile, morì nel 1508 quasi centotreenne. Pochi giorni dopo di lui morì anche Don Itzchak Abravanel, e venne sepolto vicino. Purtroppo, dopo meno di un anno Padova fu invasa da truppe nemiche; la posizione esatta delle due tombe si smarrì per sempre, ed anche gli scritti da lui lasciati vennero stracciati e bruciati, salvo una minima parte. I pochi suoi responsi pubblicati nel libro del Ma.Ha.Ra.M di Padova (Venezia 1553) denotano profondità di conoscenze ed aprono una finestra sulla storia dell’epoca e sulle usanze degli Ebrei d’Italia. Il suo ultimo responso testimonia l’usanza che per Purìm in Italia anche gli adulti usassero mascherarsi, perfino indossando abiti dell’altro sesso, ed esprime parere favorevole a non cancellare l’usanza.

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